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Il metodo

Il metodo

Mi sono diplomata come Psicoterapeuta alla Scuola di Formazione Psicoanalitica “Il Ruolo Terapeutico” di Milano (www.Ilruoloterapeutico.it). L’approccio terapeutico a cui nella pratica clinica faccio riferimento è un approccio dinamico. Capisco perfettamente che per i “non addetti ai lavori”, una dicitura del genere è di poco aiuto, cercherò quindi di spiegare, per sommi capi, di cosa si tratta.

Considerata la natura dell’argomento, so sin da ora, che la mia spiegazione non potrà essere esaustiva, perché credo fermamente che ciò che avviene in un percorso terapeutico possa essere solo in parte spiegato a parole.

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Il termine “dinamico” sottolinea l’idea secondo cui i pensieri, le emozioni, i comportamenti di una persona siano generate da forze interne in rapporto e/o in conflitto tra loro ( rifacendosi a un modello freudiano di concezione del funzionamento della mente). Di queste forze, solo alcune sono direttamente coscienti, altre sono conoscibili, altre ancora del tutto inconsce. Dal momento che queste agiscono continuamente,

influenzando il nostro sentire e il nostro comportamento, diviene fondamentale fermarsi , cercare di capire, guardare quale geografia stia assumendo il nostro mondo interiore. Solo così si potrà cercare di essere in ogni momento della propria vita, il più possibile al centro di noi, consapevoli e responsabili, non travolti o spettatori.

Quando questa capacità, per i più svariati motivi, non è stata raggiunta nel processo di crescita o è momentaneamente resa inaccessibile da eventi contingenti, si crea sofferenza, che si può esprimere nei modi più diversi ( attraverso sintomatologie specifiche, relazioni interpersonali insoddisfacenti, momenti di stallo evolutivo).

All’interno di percorso psicologico individuale questa capacità può essere ri-acquisita; fulcro di questo processo è la relazione terapeutica.

Presupposti fondamentali di questa concezione sono l’idea di un “curante nelle vesti di accompagnatore competente, partecipe, affettivamente ed emotivamente coinvolto ” e di un paziente “che si riconosce possessore e responsabile della propria condizione di sofferenza, che intuisce potenzialità evolutive ed è protagonista della ricerca stessa ”

Erba, 1995

All’interno di un processo terapeutico così concepito, sebbene vi sia una connaturale asimmetria di ruoli tra terapeuta e paziente, viene da subito riconosciuta una reciprocità umana che attribuisce al paziente responsabilità e libertà individuale. Paziente e terapeuta, quindi, partecipano insieme al processo di cura, certo in maniera differente, ma sempre in egual misura.

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“I terapeuti devono trasmettere al paziente che il loro compito supremo è quello di costruire un rapporto INSIEME , che in se stesso diverrà l’agente del cambiamento ”

Yalom, 2014